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Le origini della polenta

La polenta è indubbiamente uno dei piatti più antichi della storia, al punto di essere considerata tra le prime pietanze cotte in assoluto. Inizialmente, al tempo dei sumeri in Mesopotamia, si trattava di un composto a base di miglio e segale. Una versione più classica prevede l’impiego di una farina di cereali a grana grossa, anche se in passato, trattandosi di un piatto estremamente povero, si ricorreva a un impasto di macinatura di farro, sempre cotto in acqua e sale.

La nascita della polenta

Le fondamenta della polenta sono molto antiche, e legate a doppia mandata all’identità culturale del nostro Paese. In epoca romana, la polenta veniva chiamata “pultem”, e si trattava di una sorta di polentina molle che impiegava il farro macinato e successivamente cotto. Successivamente alla scoperta dell’America viene introdotto il mais, che prende il posto del farro come materia di base per la preparazione della polenta. In Italia i primi a utilizzare il mais furono i friulani, che un tempo veniva definuto grantoturco.

Per moltissimo tempo, in Italia la polenta è stata uno dei cibi di base dell’alimentazione della popolazione, anche se il suo utilizzo riguardava principalmente alcune regioni del Nord Italia. Oltre al Friuli, infatti, anche Lombardia e Piemonte sfruttavano moltissimo questa farina da polenta bramata, ovvero macinata a pietra. Per la costituzione della polenta tale farina veniva versata a “cascata” dentro un pentolone di acqua bollente, aggiungendo del sale e mescolando per almeno un’ora.

Trattandosi di un piatto povero e come detto alla base della dieta popolare, la polenta veniva consumata moltissimo dai contadini praticamente in ogni pasto, quindi dalla colazione alla cena. Nei giorni migliori, veniva abbinata al formaggio. Al giorno d’oggi la polenta non è più solamente un alimento popolare, dal momento che viene servito in modi differenti, e soprattutto associato a moltissimi prodotti a seconda delle zone in cui viene preparata.

Come preparare la polenta

Come spiegato in precedenza, la polenta viene abbinata a moltissimi alimenti diversi, a seconda della zona in cui viene cucinata. Per preparare una polenta tradizionale, però, sono necessari due elementi fondamentali: il fuoco del camino e un paiolo di qualità come quelli presenti su www.polent-one.com, ovvero una pentola di rame apposita. Chiaramente l’evoluzione ha fatto il suo corso, e si può usare anche una pentola triplo fondo e un fornello, nonostante in questo modo venga a mancare parte del fascino della preparazione.

Per la preparazione è necessario portare a ebollizione l’acqua del pentolone, salandola con del sale grosso. A questo punto sarà possibile iniziare a versare a cascata la farina della polenta, mescolando continuamente il composto che verrà a formarsi e facendo attenzione al fatto che non si formino grumi. Nel momento in cui il preparato avrà raggiunto una certa consistenza, si potrà abbassare al minimo la fiamma coprendo la pentola. Il tempo di cottura è variabile (mediamente 45 minuti), ma più cuocerà e più sarà digeribile.

In alternativa al pentolone, attualmente sono in commercio anche dei paioli elettrici che possono semplificare notevolmente la vita. In questi apparecchi, infatti, andrà versata l’acqua, la farina e il sale, e il paiolo provvederà a mescolare il composto fino a cottura. Indubbiamente una comodità, che testimonia ancora una volta come la polenta non sia più considerarsi un piatto povero. Ovviamente poi ogni luogo ha le sue tradizioni.

Ad esempio, la polenta taragna è molto famosa, ed è una variante delle valli bergamasche preparata con un mix di grano saraceno e farina di mais. In generale, la polenta è perfetta per accompagnare secondi piatti prelibati, ma l’abbinamento migliore rimane sempre con la carne, anche e soprattutto se cotta in umido. Nelle valli bresciane, invece, il piatto tipico è composto da polenta, pollo e funghi, un prelibato manicaretto capace di soddisfare qualsiasi palato, esattamente come la polenta accompagnata dallo stracotto o dallo spezzatino. Ad ogni modo, le carni usate possono essere molto diverse tra loro.

Redazione Milano: