Il disturbo dell’anoressia nervosa si conferma emergenza crescente nel territorio bolognese. Secondo l’Azienda USL e l’IRCCS Scienze Neurologiche dell’Ospedale Bellaria, i casi seguiti dal Centro regionale per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) sono aumentati significativamente negli ultimi anni. Nel solo 2022 sono stati 433 i pazienti presi in carico, di cui 190 nuovi accessi, registrando un incremento del 30% rispetto al biennio 2018–2019.
Il fenomeno colpisce in modo prevalente le ragazze tra i 10 e i 18 anni, ma si registra un incremento anche tra i maschi e nelle minoranze di genere. La responsabile del Centro, professoressa Antonia Parmeggiani, segnala casi sempre più precoci, arrivati persino a 10 anni d’età. Tra il 2019 e il 2022, i casi pediatrici sono passati da 74 a 142, mentre quelli adulti da 121 a 254.
Il Covid‑19 e l’esposizione ai social media sono stati individuati come fattori determinanti. La pandemia ha accentuato isolamento, ansia e comportamenti alimentari patologici, mentre i social, con la diffusione di contenuti legati al culto del corpo e a modelli irrealistici, hanno contribuito ad alimentare disagi psicologici. In un’indagine condotta su oltre 1.600 giovani tra i 9 e i 24 anni, tre su quattro dichiarano di confrontarsi con modelli virtuali e quasi la metà ha adottato diete drastiche.
Sul fronte sanitario, la Regione Emilia-Romagna ha potenziato la rete di cura. L’AUSL di Bologna ha attivato un’equipe di transizione – composta da educatori sanitari e dietisti – per accompagnare i pazienti dimessi dagli ospedali verso un rientro più graduale nella vita quotidiana. Il Centro regionale per i disturbi alimentari è stato trasferito dal Policlinico Sant’Orsola all’IRCCS Bellaria, dove sono stati allestiti nuovi spazi per il day hospital, con ambienti pensati appositamente per gli adolescenti.
Nonostante gli sforzi, la domanda supera l’offerta. Il Sant’Orsola gestisce ogni anno circa 350 adolescenti con appena nove posti letto dedicati ai disturbi alimentari. L’associazione Fanep, che da anni supporta pazienti e famiglie, ha proposto la creazione di una struttura intermedia post-ospedaliera per accompagnare il recupero e alleggerire il carico sulle strutture ospedaliere.
Anche le istituzioni locali si stanno muovendo: il Comune di Bologna e la Regione hanno avviato corsi di formazione per il personale sanitario e l’introduzione del “codice lilla” nei pronto soccorso, pensato per riconoscere tempestivamente i casi di disturbo alimentare.
Sul piano regionale, nel 2021 sono state oltre 2.000 le persone prese in carico per disturbi del comportamento alimentare in Emilia-Romagna, con un aumento del 27,5% rispetto all’anno precedente. Oltre il 69% dei pazienti ha tra i 12 e i 30 anni, e l’anoressia costituisce il disturbo più frequente, rappresentando il 38% dei casi.
Bologna è specchio di una tendenza nazionale in allarmante crescita. I disturbi alimentari sono oggi una tra le principali emergenze di salute mentale giovanile. La cura non può fermarsi alla fase acuta: occorrono prevenzione capillare, presa in carico precoce e un forte sostegno alle famiglie. Solo così sarà possibile contrastare davvero questa silenziosa epidemia.