L’insostenibile paradosso della criminalità a Milano: troppi reati predatori commessi da chi non ha titolo per stare qui. Dobbiamo proteggere gli onesti, italiani e stranieri, e allontanare i criminali.
Milano si conferma, anno dopo anno, la capitale italiana della criminalità. Un triste primato che non possiamo più liquidare come semplice “emergenza sociale”. I dati sono impietosi e inchiodano le amministrazioni alle loro responsabilità: il capoluogo lombardo registra il più alto tasso di reati in Italia (circa 7.000 denunce ogni 100.000 abitanti), un’emergenza che ha un volto e un nome.
Questo volto è quello della criminalità predatoria, ed è drammaticamente e sproporzionatamente straniero.
Il Diritto alla Sicurezza contro il Diritto di Delinquere
A Milano vivono circa 270.000 stranieri regolari, che in larga parte lavorano, pagano le tasse e contribuiscono al tessuto sociale. Sono loro i primi ad essere vittime del degrado e della paura generata dalla criminalità di strada.
Ma se la comunità straniera regolare rappresenta circa il 20% dei residenti a Milano, la sua incidenza schizza a livelli insostenibili in alcune categorie di reati che terrorizzano i cittadini:
- Oltre il 60% dei denunciati per furti con strappo e furti con destrezza (borseggi) è di cittadinanza straniera.
- Oltre il 60% dei denunciati per rapine in pubblica via è di cittadinanza straniera.
Questi non sono numeri generici, sono la prova che un’ampia fetta della microcriminalità milanese è gestita da soggetti che non hanno nulla a che fare con il patto sociale. Si tratta spesso di irregolari o individui che vivono in una condizione di totale marginalità.
Il Caso Esemplare: Rapine e la Comunità Marocchina
Per capire dove dobbiamo intervenire, basta guardare i numeri per nazionalità.
Nonostante la comunità marocchina regolare nel Comune di Milano sia “solo” di 7.789 residenti (meno del 3% del totale straniero), i dati del Ministero dell’Interno la indicano come la prima nazionalità straniera denunciata in Italia per il reato di rapina, rappresentando da sola oltre il 23% degli stranieri coinvolti in questa categoria.
Questo è un paradosso insostenibile, una sua frangia è dedita sistematicamente alla criminalità predatoria.
La Soluzione non è Integrare chi sceglie il crimine
Di fronte a queste evidenze, la risposta non può limitarsi al mero assistenzialismo o alle prediche sull’integrazione, inutili per chi non vuole integrarsi.
La proposta è chiara e si chiama Remigrazione:
- Espulsione Immediata del Criminale: Per chi viene condannato per reati gravi o predatori (rapine, spaccio, furti con violenza) l’unica misura accettabile è l’espulsione immediata dopo l’espiazione della pena e il divieto di rientro a vita nel Paese. Dobbiamo potenziare gli accordi bilaterali per rendere il rimpatrio coattivo una certezza, non un’opzione.
- Rimpatrio degli Irregolari: Per i circa 26.000 irregolari stimati a Milano e per coloro che non hanno mezzi di sostentamento leciti, la loro presenza è un fattore criminogeno e un costo sociale insopportabile. Si offra un’ultima opportunità di rimpatrio volontario e assistito (con dignità e incentivi). Chi la rifiuta, deve essere allontanato coattivamente.
L’equazione è semplice: la sicurezza dei cittadini onesti, italiani e stranieri, ha la precedenza assoluta. L’immigrazione deve essere un valore aggiunto, non un alibi per l’illegalità. Se non possiamo garantire la sicurezza, dobbiamo avere il coraggio di dire che chi sceglie di delinquere o di vivere nell’illegalità ha esaurito il suo tempo sul nostro territorio.
E questo deve valere per tutta la nostra povera Patria.