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Milano e il bello del buonismo: l’egiziano e la lavanderia in Duomo

La città di Sala si scopre inclusiva (e sbandata) sulle transenne del Sagrato: un 21enne senzatetto reinterpreta, a modo suo, la tradizione del “Brellin”. Intanto, la politica litiga sul degrado ignorando la palese inerzia di Comune, Prefetto e Governo.

L’igiene, si sa, è sacra. Soprattutto a Milano, città da sempre legata all’acqua e al candore, fin dai tempi in cui le lavandaie dei Navigli armeggiavano con sapone (raro) e olio di gomito. Il Vicolo dei Lavandai, con il suo celebre lavatoio pubblico chiamato “El Brellin” (la tavoletta su cui si sbattevano i panni), è l’emblema di questa tradizione, dove l’acqua dei fontanili e l’energica sbattitura garantivano la decenza dei “sciuri”. L’igiene era un affare pubblico, un segno di civiltà.

E l’igiene resta un affare pubblico, come dimostra, in modo surreale e tragicomico, il recente fatto di cronaca che ha avuto per palcoscenico il salotto di Milano: Piazza del Duomo.

Un Egiziano, il Duomo e la “Nuova” Tradizione del Bucato

Un giovane egiziano di 21 anni, con evidenti difficoltà psichiche e senza fissa dimora, ha pensato bene di rievocare, in chiave tragicomica e molto più esposta, l’antica arte del bucato milanese. Dove stendere i panni se non sulle transenne del Sagrato? In fondo, dove altro avrebbe potuto farlo un senzatetto in una Milano che si definisce accogliente e inclusiva? Se il Vescovo e l’intellighenzia milanese non sono pronti a ospitarlo nei palazzi bene, è giusto (ironia) che si accampi nella piazza principale, come d’altronde fanno decine di sbandati e persone che dormono in sacco a pelo sotto cartoni nel “salotto di Milano” alla chiusura degli uffici.

L’uomo non ha avuto bisogno di cenere e “paltun” come le antiche lavandaie, ma di un gesto che è stato, a suo modo, un potente e involontario atto di denuncia sociale. Fermato dalla Polizia Locale, ha reagito in stato di alterazione, finendo denunciato e ricoverato al San Paolo per valutazione psichiatrica.

La scena è stata un pugno nello stomaco per la “Milano bene”, ma, con una buona dose di ironia involontaria, il 21enne ha ripreso lo spirito del lavaggio pubblico. Solo che, al posto della sobria struttura coperta del Brellin, ha scelto le (oggettivamente brutte, orrende e degradanti la bellezza del Duomo) transenne del Sagrato come moderno stenditoio. Forse, in fondo, si è sentito parte di quella cultura dell’igiene pubblica, solo senza i mezzi per attuarla in maniera discreta.

Il “Bucato” delle Polemiche

E qui, come da tradizione consolidata, la polemica politica è esplosa con la rapidità di un lampo. Il bucato surreale è diventato il perfetto innesco per la solita, ormai superflua e stanca, litania sul degrado.

  • Silvia Sardone (Lega): “Sfregio inaccettabile alla nostra cristianità… punto di non ritorno… colpa del buonismo e del lassismo della sinistra”.
  • Riccardo De Corato (FdI): “Milano, già capitale italiana della Criminalità… ora è diventata anche la capitale… del degrado. Frutto delle campagne migratorie”.

Insomma, è colpa della Sinistra, del buonismo, delle migrazioni e, in generale, di tutto ciò che non è “loro”. Un mantra ormai logoro, una denuncia che si autoalimenta senza portare a soluzioni.

Il fatto è che, come si suol dire, “han tutti un bel lamentarsi” ma il degrado non è un virus che si propaga da solo. Se il “salotto di Milano” è diventato un dormitorio per sbandati, la responsabilità è di una filiera istituzionale troppo lunga e ferma a litigare: il Comune, il Prefetto, il Questore e il Governo.

Il degrado è un problema di igiene sociale, di cui la sicurezza e l’accoglienza sono solo facce della stessa medaglia. Se, come dicono i benpensanti, “importi degrado, sarai degrado”, forse è il caso di chiedersi: chi è che sta importando e tollerando l’inerzia e permettendo la denuncia sterile?

La responsabilità non è solo di chi dirige le amministrazioni pubbliche, ma anche dei milanesi stessi che, come elettori, hanno la possibilità (e il dovere civico) di punire i politici che non svolgono il loro compito e che permettono che il cuore della città sia ridotto in queste condizioni.

In attesa che le istituzioni facciano il loro Dovere per garantire l’igiene (personale e sociale) a Milano, al 21enne egiziano va riconosciuto il merito involontario di aver riportato, al centro della città, l’antica e non ancora risolta questione del bucato milanese.

Categories: Cultura e Società
Alfredo Durantini: