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“Londra è casa, ma Milano resta nel cuore” – la nostalgia tricolore dei milanesi d’Oltremanica

Camminando per le strade di Camden, tra i mercati vintage e le bancarelle di street food, non è raro sentire un “raga” lanciato tra amici, o cogliere un accento meneghino che scivola tra una parola inglese e l’altra. I milanesi a Londra sono tanti: giovani professionisti, studenti, artisti e anche figli di migranti che negli anni Ottanta hanno lasciato la Lombardia per cercare fortuna nel Regno Unito.

A raccontarci la loro quotidianità – fatta di successi, sfide e, soprattutto, nostalgia – sono milanesi di prima e seconda generazione che oggi vivono stabilmente nella capitale britannica.

«Qui ho trovato opportunità, ma a Natale sento il vuoto»

Giorgia R., 33 anni, lavora nel settore della moda e vive a Shoreditch. Originaria di Lambrate, si è trasferita a Londra nel 2016.

«A Milano ero freelance, qui invece ho firmato il mio primo contratto vero – racconta –. Londra mi ha dato tutto in termini di carriera, ma l’Italia è un richiamo continuo. I miei genitori mi mandano i pacchi con il panettone artigianale e la mostarda. A Natale piango sempre un po’. Manca la tavola con i parenti, le lamentele dello zio, il profumo del brodo».

Giorgia si definisce “culturalmente divisa”: «Apprezzo l’efficienza inglese, ma il senso di comunità che ho vissuto a Milano non l’ho più ritrovato. Qui la vita è frenetica, individualista. Però, paradossalmente, è pieno di italiani come me che cercano di ricostruire una piccola Italia lontano da casa».

«Non ho mai vissuto a Milano, ma ci torno ogni estate»

Diverso è il caso di Samuel D., 26 anni, nato a Londra da genitori milanesi.

«Parlo un italiano un po’ strano, con l’accento inglese – dice ridendo –. A casa abbiamo sempre mangiato cotoletta alla milanese, mio padre mi portava alle partite del Milan al pub italiano e mia madre mi insegnava i proverbi in dialetto».

Per Samuel, Milano è un punto di riferimento identitario, anche se non ci ha mai abitato: «Ci vado ogni estate, dormo da mia nonna in zona Navigli, ho amici che vivono lì. Mi sento a casa, anche se la gente mi chiama “l’inglese”. È strano: qui sono “l’italiano”, lì “l’inglese”. Vivo sempre a metà, ma ormai è la mia normalità».

«Ho portato la mia Trattoria qui, ma ogni volta che sento Celentano…»

Paolo C., 58 anni, è arrivato a Londra nel 1990 con in tasca un diploma da cuoco e tanta voglia di cambiare vita. Oggi gestisce un ristorante italiano a Fulham e ospita regolarmente eventi a tema milanese.

«Quando sono arrivato, i voli costavano come uno stipendio e non c’erano i social per tenerti in contatto – racconta –. Oggi è tutto più facile, ma il sentimento non cambia: l’Italia ti manca nei dettagli. La luce delle 5 del pomeriggio a Milano, i tram gialli, il bar dove ti conoscono per nome».

La nostalgia, dice, «è una ferita che non si chiude, ma ci impari a convivere. Ogni tanto organizzo serate con risotto giallo, cassoeula e vin brulé. Metto su Adriano Celentano o Jannacci, e in sala scende il silenzio. Tutti ascoltano e pensano alla propria infanzia».

«Londra ti fa crescere, ma il cuore è sempre lì»

Chiara M., 29 anni, è una manager in una società di consulenza. Dopo la laurea alla Bocconi si è trasferita per lavoro nel quartiere finanziario di Canary Wharf.

«Milano è una città ambiziosa, ma Londra è più meritocratica – spiega –. Qui non conta chi conosci, ma cosa sai fare. Questo mi ha permesso di crescere in fretta, ma a volte ho la sensazione di essere diventata “dura”. Mi manca il tempo lento dei sabati in corso Buenos Aires, la pizza al taglio, il sorriso del panettiere».

Chiara racconta di aver fondato un gruppo WhatsApp con altri giovani lombardi espatriati: «Ci mandiamo consigli, ci aiutiamo, organizziamo cene. Ci teniamo legati a casa. Nessuno di noi vuole tornare a vivere in Italia a breve, ma nessuno ha mai smesso di sentirsi italiano».

Una Milano lontana ma presente

Il filo che lega questi milanesi a Londra è resistente e invisibile. Nessuno ha dimenticato da dove viene. La città dei navigli resta nei ricordi, nei sapori, nei racconti familiari. La nostalgia non è malinconia fine a sé stessa, ma una forma di identità viva.

Londra offre opportunità, stimoli, diversità. Ma per chi ha origini milanesi – siano esse vissute o tramandate – l’Italia resta una bussola emotiva. E ogni ritorno, anche solo per un weekend, è un ritorno a sé stessi.

Come dice Paolo, il ristoratore: «A Milano ci sono le mie radici, a Londra le mie foglie. E in fondo, anche gli alberi imparano a vivere in due mondi».

Categories: Cultura e Società
Redazione Milano: