Cultura e Società

Conclusasi a Milano l’operazione antidoping dei Nas e Carabinieri: 50 indagati

Si è conclusa a Milano un’operazione a lungo termine, chiamata per l’appunto “Operazione Antidoping”, avviata nel lontano 2018 dal comando provinciale dei Carabinieri di Ascoli Piceno ai quali si sono uniti i Nas di Ancona e, in seguito, i Nas e la magistratura di Milano. Questa operazione era volta a intercettare e smantellare un grosso traffico, o presunto tale, di farmaci dopanti che dall’Europa dell’est venivano fatti entrare in Italia per poi essere smistati e venduti al dettaglio in svariati centri sportivi di diversa natura.

Le città coinvolte in questa operazione sono più di 30 e per lo più grossi capoluoghi di provincia del centro-nord Italia tra cui Terni, Perugia, Massa Carrara, Lucca e, ovviamente, Milano. Al centro di questo smercio c’è un ex sportivo professionista (che fino alle sentenze rimarrà anonimo) di Folignano che nel 2018 era sospettato di avviare un commercio illecito dove l’imputato comprava farmaci dopanti dalla Bulgaria e dalla Polonia per essere rivenduti al doppio o talvolta il triplo del prezzo ad alcune squadre ciclistiche amatoriali locali. Siccome questo business clandestino aveva le basi per essere molto lucrativo l’imputato si è alleato con altre persone in tutto il nord Italia e ha allargato il commercio di altre sostanze dopanti, come Nandrolone, Testosterone Enantato e ormone della crescita, che palestre di culturismo, centri crossfit e altri circoli ciclistici letteralmente vendevano al dettaglio ai propri iscritti, clienti o soci.

Quando “Operazione Antidoping” è stata aperta l’idea era di abbattere un business illecito multimilionario internazionale ma, sfortunatamente, le cose non sono probabilmente andate come si sperava. A causa della pandemia le indagini si sono ovviamente fermate così come tutte le palestre e lo sport Italiano e, dopo che l’allarme pandemia è rientrata, sono state lanciate centinaia di perquisizioni che hanno portato ad avere 55 indagati tra propietari di palestre, dottori che falsificavano ricette mediche e personaggi con dei ruoli più o meno logistici. 5 di questi indagati sono stati scagionati quasi immediatamente. Sicuramente 50 indagati, tutti a piede libero, sono molti ma niente a che vedere con l’idea di grande racket internazionale e associazione a delinquere su scala nazionale che inizialmente i magistrati si erano fatti. Se si pensa poi che tutte le sostanze sequestrate dalle perquisizioni hanno portato ad un giro di affari massimo di 400-500mila Euro, siamo davanti a molti soldi sicuramente ma lontani dal business multimilionario che si pensava inizialmente.

Ma perchè di fatto la magistratura ha preso un granchio, investendo moltissime risorse per quella che è risultata un’operazione media-piccola?

Le tempistiche sono state sicuramente sbagliate. E’ abbastanza facile speculare o capire che nemmeno una decina di anni fa molte palestre old style erano di fattoanche punti vendita clandestini di sostanze dopanti, con alti volumi di affari. Ma oggigiorno un “topo da palestra” acquista tendenzialmente i propri steroidi online poichè questi ecommerce sono hostati e gestiti da società estere dove questo commercio è perfettamente legale, e l’acquisto su questi siti dall’Italia non è ancora ben regolamentato dalla legge e per quanto non illegale. Stessa cosa vale per il ciclista con aspirazioni agonistiche o qualunque altro sportiv:, di fatto il trend è cambiato e poi la pandemia ha chiuso ogni nuovo potenziale acquirente per palestre e centri sportivi.

L’operazione Antidoping è di fatto tecnicamente chiusa dopo 4 anni di indagini, perquisizioni e accuse che hanno portato a 50 indagati a piede libero che ancora attendono il processo, 30 palestre e centri sportivi indagati e un sequestro di produtti per un valore poco superiore a 400mila euro. Tutto il dossier è ora in mano alla magistratura milanese che deciderà come procedere a livello legale.