Medicina, Salute e Benessere

Pronto Soccorso: Perché è in Crisi e Come Salvare la Situazione

Il Pronto Soccorso, pilastro fondamentale del sistema sanitario pubblico, è attualmente alle prese con una crisi significativa. I disagi per i pazienti e le condizioni di lavoro difficili per gli operatori sono temi centrali di discussione. Gli elementi critici sono:

  • l’utilizzo eccessivo di gettonisti, un fenomeno che desta preoccupazione per le retribuzioni ingiustificate a carico dei contribuenti;
  • il crescente disinteresse dei medici specializzandi per il corso di specializzazione in Medicina d’Urgenza;
  • la difficoltà per i giovani medici e/o specializzandi che vogliono iniziare la loro esperienza in pronto soccorso a trovare assicurazioni adeguate a questa esperienza lavorativa (noi le abbiamo trovate su https://rcmedici.eu/)

In questo articolo, esamineremo le cause di questa crisi, i suoi impatti sui medici e i pazienti, e proponiamo soluzioni concrete per affrontare la situazione.

Giovani Medici e Pronto Soccorso

La crisi si evidenzia nell’analisi dei dati dell’Osservatorio permanente di Simeu, la società italiana della medicina di emergenza e urgenza, che mostra una diminuzione degli aspiranti medici in Pronto Soccorso. Nonostante le borse di specializzazione siano disponibili, sempre più spesso rimangono non assegnate. Questo fenomeno, la “fuga dei giovani medici,” rappresenta una delle sfide più dibattute nel contesto del sistema sanitario nazionale.

Perchè i giovani medici non vogliono lavorare in Pronto Soccorso

  • ritmi di lavoro sempre più intensi, accentuati dalla carenza di personale. Il carico di lavoro in questa specializzazione è notevolmente più elevato rispetto ad altre, e i riconoscimenti sono scarsi rispetto alle professioni ambulatoriali;
  • scarsa remunerazione: la medicina d’urgenza è una delle poche aree in cui è difficile praticare in libera professione, limitando la possibilità di garantirsi una qualità di vita accettabile in certi momenti della carriera.
  • A questo si aggiunge la preoccupante questione della sicurezza sul luogo di lavoro. Secondo la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), si verificano oltre 3.000 episodi di violenza e aggressioni in pronto soccorso ogni anno, ma il dato reale potrebbe essere significativamente più alto a causa della sottodenuncia. Il 75% di questi incidenti coinvolge operatrici donne, un dato inquietante che sicuramente non incoraggia a intraprendere questa professione senza adeguate tutele.

Come si Diventano Medici di Pronto Soccorso?

La formazione per diventare medici di Pronto Soccorso è lunga e impegnativa. Dopo sei anni di studi e la laurea in medicina, i giovani medici devono partecipare a un concorso nazionale per accedere alle specializzazioni mediche: in questo caso il corso è “Medicina di emergenza e Urgenza”. La specialità si dipana in altri 5 anni di lavoro-formativo come medici specializzandi prima di diventare specialisti in emergenza urgenza.

Proposte Concrete per Risolvere il Problema

Per affrontare il problema, è necessario considerare misure concrete:

  • Includere il personale medico ed infermieristico dei Pronto Soccorso nei lavori considerati usuranti, con tutele come l’abbassamento dell’età pensionabile e un aumento degli stipendi.
  • Riformare il sistema di gestione dell’emergenza urgenza, implementando i Centri Assistenza e Urgenza (CAU) per ridurre il carico di lavoro del Pronto Soccorso
  • introdurre un’indennità specifica per il lavoro nei PS, estendibile anche a medici di altre discipline disposti a sostenere questo servizio. Tale misura potrebbe ridurre la necessità di ricorrere a gettonisti itineranti, spesso operanti al di fuori dei limiti legali degli orari di lavoro europei;
  • Garantire ai giovani medici / specializzandi un rimborso forfettario per la spesa sostenuta per acquistare un’assicurazione giovani medici che copre anche questa tipologia di attività;
  • Assegnare giorni di ferie aggiuntivi per il personale del Pronto Soccorso, seguendo l’esempio dei Radiologi, o rendere obbligatorio l’utilizzo delle 4 ore settimanali di formazione previste contrattualmente. Questo non solo potrebbe favorire lo sviluppo delle competenze degli operatori, ma contribuirebbe a raggiungere standard professionali più elevati e uniformi su scala nazionale.
  • Permettere a coloro che lavorano già in Pronto Soccorso senza specializzazione di iscriversi alla specializzazione continuando a lavorare. Questa soluzione, simile a quella adottata per i Medici di Medicina Generale, potrebbe contribuire ad alleviare la carenza di personale.
  • Offrire un percorso privilegiato per il passaggio nei ruoli dei Medici di Medicina Generale a coloro che hanno lavorato a lungo in Pronto Soccorso, permettendo loro di continuare a contribuire con la propria esperienza senza limiti d’età e agevolando una transizione più agevole.

Riforma del Sistema: Centri Assistenza e Urgenza (CAU)

Un esempio virtuoso è l’iniziativa della Regione Emilia-Romagna che ha avviato un piano di riorganizzazione delle cure primarie territoriali e del sistema di emergenza-urgenza. I CAU, Centri di Assistenza e Urgenza, sono strutture territoriali in grado di offrire assistenza 24 ore su 24 per problemi di salute urgenti ma non gravi. Questa iniziativa aiuta a filtrare le emergenze, riducendo gli accessi al Pronto Soccorso.

Conclusioni

La crisi del Pronto Soccorso richiede una riflessione approfondita e azioni immediate. Le proposte presentate, insieme a iniziative come i CAU, rappresentano passi concreti per superare questa crisi. La collaborazione tra diverse figure, inclusi medici, società scientifiche e amministratori, è cruciale per una revisione organizzativa del Sistema Sanitario e garantire un servizio di qualità. In definitiva, la crisi del Pronto Soccorso è un problema urgente che richiede soluzioni tempestive per garantire un servizio efficiente e di qualità per tutti i cittadini.