Economia e Finanza

Galleria. Il Comune dovrà versare oltre 751 mila euro nella casse della maison Versace?

Una cifra esorbitante: oltre 751 mila euro. È l’importo che il Comune dovrebbe versare nella casse della maison Versace. A chiedere il risarcimento per il mancato rinnovo del contratto è la casa di moda Gianni Versace. La domanda è stata accolta dal Tribunale che ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti di Palazzo Marino per 751 mila e 395 euro. Il Comune ha fatto opposizione sollevando il difetto di giurisdizione da parte del Tribunale e rimandando tutto al Tar.

La nuova assegnazione degli spazi in Galleria ha generato 15 milioni. Somme andate ai privati mentre il Comune, proprietario dei locali – ricostruisce Corriere – “si dovette accontentare del raddoppio del canone passato da 302 mila euro l’anno a 732 mila. Il motivo? La convenzione del Comune non prevedeva come oggi l’obbligo della gara pubblica, quindi grazie alla cessione del ramo d’azienda era possibile far subentrare l’acquirente al titolare della concessione”. Nel caso specifico è stato Bernasconi a cedere il ramo d’azienda a Versace. Il primo a sollevare dubbi fu l’allora presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, che chiese il cambio delle regole. Nel 2019 l’assessore al Demanio Roberto Tasca decise che gli spazi della Galleria potevano essere concessi solo con gara pubblica con l’unica eccezione per i negozi storici.

A dicembre del 2020 sono scaduti i termini della concessione. Un anno prima la casa di moda aveva chiesto al Comune il rinnovo della concessione ma ancora prima di avere una risposta aveva presentato ricorso contro le nuove “regole” che governano gli affitti in Galleria. Il Comune è andato avanti con l’asta. Dopo 38 rilanci lo spazio con affaccio sull’Ottagono è andato a Dior per 5 milioni di euro l’anno. La base d’asta era di 950 mila euro. All’asta aveva partecipato anche Versace ma dopo una serie di rilanci aveva passato.

La griffe ha fatto ricorso al Tribunale chiedendo il pagamento dei 751 mila euro a titolo di indennità di fine rapporto a seguito del mancato rinnovo della concessione. Il Tribunale gli ha dato ragione. Ma il Comune è pronto a fare opposizione perché “pare sussistere il difetto di giurisdizione del Tribunale ordinario” e poi dato che “in analoghe vertenze intentate il Tar per la Lombardia ha convenuto che la disposizione in parola non può essere intesa quale previsione volta a garantire il diritto al rinnovo delle concessioni affidate senza gara, ovvero il diritto, ad esso alternativo, alla corresponsione di un’indennità in caso di mancato rinnovo”.