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Professionisti e la Facebook Reputation

Si può affermare all’unanimità che anche i professionisti più stacanovisti hanno una vita privata, amici, famiglie, interessi, passioni, simpatie e antipatie, idee sul mondo e su altre persone. Facebook risulta essere il social più utilizzato in assoluto a livello mondiale perché, in primo luogo, rende l’interazione tra utenti semplice-diretta-dinamica; in secondo luogo, permette la condivisione dei contenuti in molteplici formati, dal video al solo testo, da una foto/immagine ad una traccia musicale. Questa facilità e varietà di condivisione giustifica tacitamente le persone a parlare di tutto, ad esprimersi nel modo che più gli conviene per rappresentare con immagini, parole e note ciò che stanno vivendo o pensando.

La facilità di condivisione e l’impulsività nel voler condividere, però, possono far dimenticare un dettaglio fondamentale: Facebook non è un ‘diario segreto’ sul quale annotare i pensieri più intimi. Condividendo noi suscitiamo reazioni (belle o brutte) in chi legge, permettiamo loro di avere un’idea di noi senza che ci sia un confronto diretto, senza diritto di replica.

Profilo pubblico o profilo privato?

“Profilo pubblico o privato, questo è il dilemma..” è ciò che direbbe Shakespeare su Facebook oggi. Facebook conosce molto bene i propri utenti e gioca sull’umano bisogno di condivisione. Per un professionista che intende mantenere una positiva “FB Reputation” e che vuole avere tra gli amici i suoi colleghi e il suo capo, il Social Network di Zuckerberg mette a disposizione una serie variegata di opzioni di condivisione e di visibilità dei post: dalla lista nera alla lista preferiti, dal Chi vuoi veda i tuoi post al Chi vuoi non veda i tuoi post. Ma non sempre si può essere così attenti e vigili: dopotutto Facebook è anche un modo per rilassarsi e curiosare tra le vite altrui. Accade spesso che un professionista appena arrivato in un nuovo luogo di lavoro si domandi cosa è giusto fare, se richiedere l’amicizia al proprio collega o al proprio capo o se è meglio evitare a tutti i costi il discorso ‘Facebook’.

Avere un profilo privato permette di pubblicare tutto ciò che si vuole, permette di sfogarsi con considerazioni filosofiche o aggressive a causa di malumori avuti durante la giornata di lavoro. Ma avere un profilo privato non è la salvezza: se il collega o il capo o il cliente invia una richiesta di amicizia? Non è possibile rifiutarla o tardare ad accettarla poiché sembrerebbe un netto rifiuto. E allora cosa si deve fare? Occorre entrare nella dimensione della Web Reputation coltivata giorno per giorno. Purtroppo e per fortuna il lavoro si muove online, tra un sociale network e l’altro.

  • diventato quindi essenziale mantenere un equilibrio, una personalità e una credibilità su Facebook così come nell’ambito lavorativo.

FB Reputation per il professionista e le sue regole

Per Web reputation si intende l’immagine che dalla rete emerge di noi anche se non si possiede un profilo social, perché anche il non esserci comunica qualcosa di noi. Un professionista avrebbe quasi l’obbligo di avere un profilo Facebook, poiché i clienti hanno bisogno di avere conferme rispetto alla rintracciabilità e all’autenticità del proprio fornitore: più informazioni si trovano, più aumenta fiducia e credibilità. Inoltre, non è da escludere che il Responsabile d’azienda voglia conoscere “cosa dice” e “cosa fa” il proprio dipendente su Facebook, un po’ per manie di controllo un po’ per pura curiosità.

  • per queste ragioni che potrebbero tornare utili alcuni suggerimenti e regole da adottare per un professionista che non intende avere segreti su Facebook, che intende dimostrare al proprio cliente, al proprio collega o al proprio capo la sua veridicità/onestà anche sui social.

Di seguito alcuni consigli:

  1. Non credere di essere ‘al sicuro’ avendo un profilo privato: se il capo o un collega o un cliente invia una richiesta di amicizia è buona norma accettarla.
  2. Evitare la condivisione di post che parlino di sentimenti di insofferenza, insoddisfazione, pessimismo o, ancora peggio, di rancore.
  3. Promuovere dibattiti positivi su argomenti di attualità facendo prevalere lo spirito di confronto e non di critica e discussione.
  4. Non aver timore di essere taggati in foto con amici a feste o cene: avere una vita privata non è un peccato.
  5. Dire sempre la verità a lavoro, soprattutto se si deve chiedere un permesso o qualche giorno di riposo: Facebook è una macchina della sincerità in quanto è impossibile controllare i commenti dei propri amici, le loro intenzioni e ciò che pubblicheranno. Se non si vuole parlare dei propri impegni privati a lavoro, almeno evitare le bugie.
  1. Pubblicare contenuti rispetto ai quali si ha padronanza per evitare gaffe.
  2. Verba volant, Facebook manent: fare attenzione al linguaggio che si usa nei commenti di post propri e altrui.

Professionista e Azienda: una reputazione e due realtà

Se il professionista è un “libero professionista” allora sarà suo unico dovere mantenere una FB Reputation positiva per non andare incontro a perdita di clienti. Se invece il professionista è un dipendente di un’azienda, non solo deve tener conto della propria reputazione come persona/professionista, ma deve anche capire che veste i ruoli di “ambasciatore” dell’azienda per cui lavora.

Il capo dell’azienda (o Responsabile) vorrà monitorare il comportamento sul social network del proprio dipendente inviando una richiesta di amicizia apparentemente informale. Questa situazione non deve spaventare o insospettire, perché ormai il lavoro, come si è detto prima, agisce anche – e soprattutto attraverso i social dando molto valore alla reputazione e all’immagine.

L’azienda – o il Responsabile dell’impresa – ha un obiettivo unico: aumentare i propri clienti e fidelizzarli sfruttando il canale web e social. Il professionista dipendente su Facebook, dal canto suo, ha un duplice obiettivo: fidelizzare e aumentare i clienti per se stesso e per l’azienda, e al contempo mantenere una reputazione positiva e interessante o perlomeno innocua agli occhi del proprio Responsabile al fine di tutelare il proprio posto di lavoro.

In conclusione, è importante capire che non è necessario mentire sui social pur di apparire dei perfetti professionisti. Sarebbe semplicemente buona norma contare fino a 10 secondi prima di pubblicare un contenuto su Facebook che possa ledere la propria immagine o quella della propria azienda poiché un commento o un’idea positiva scorrono inosservati, ma un commento negativo lascia il suo segno. Il testo è a cura della dottoressa Floriana De Michele, Psicologa Psicoterapeuta www.studiopsicologiaabruzzo.it.