Il Violinista sul tetto al Teatro Nuovo
Torna al Teatro Nuovo di Milano Il Violinista sul tetto, la commedia musicale tratta da un racconto di Sholem Aleichem, uno dei capolavori assoluti del teatro musicale americano. Il suo carattere di intensa e profonda umanità, unitamente alle radici culturali della storia e delle musiche, hanno fatto di questo spettacolo un evento tra i più rivoluzionari nel panorama teatrale degli anni sessanta. Ha contribuito ad aprire insieme a West Side Story, una nuova era per il musical di Broadway. In scena nei panni del protagonista, torna Moni Ovadia che firma anche la regia. Appuntamento dal 22 febbraio al 10 marzo.
Il Violinista sul tetto: la vicenda
E’ tratta da una delle storie di Solomon J Rabinowitz. Lo scrittore di origine ebraica, nato a Pereyasle in Ucraina nel 1859, è divenuto celebre per i racconti umoristici in lingua Yiddish scritti con lo pseudonimo di Sholom Aleichem. Nato in una famiglia di negozianti, Rabinowitz trascorse la propria giovinezza nella vicina città di Voronkov, ricordata in molti suoi futuri racconti.
Divenuto Rabbino si dedicò per molti anni allo studio della cultura Yiddish, scrivendo numerosi articoli sul quotidiano ebraico “Hamelitz” e sul primo quotidiano Yiddish pubblicato nel 1883. Poi si trasferì a Kiev ma fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei in Russia, i famigerati “pogrom”.
Dopo aver tentato senza successo la carriera nel teatro Yiddish americano, girò per tutta l’America divenendo famoso nelle comunità ebraiche per i suoi racconti. Colpito da una malattia passò un periodo di convalescenza in Italia per poi tornare a New York dove si spense nel 1916.
Il Violinista sul tetto: la storia
Ricca di elementi autobiografici è la storia di Tevye, il lattaio del piccolo e ridente villaggio di Anatevka nella Russia zarista dei primi del novecento. Personaggio semplice e saggio, ricco di una sconfinata bontà e fiducia nel genere umano. Tevye alterna rocambolesche situazioni a solitari monologhi con Dio. Intorno a lui la moglie Golde, le figlie in età da marito e tutta una serie di personaggi, gli abitanti del villaggio, creati con una singolare e poetica umanità. Un microcosmo di persone che ruota intorno a precise convenzioni sociali e religiose, quelle della tradizione ebraica, danzando la propria vita tra gioie e preoccupazioni sino alla triste e ingiusta fine con la persecuzione e l’esilio.
La trasposizione dal racconto al musical avviene grazie al lavoro di tre tra i più grandi autori di Broadway. Joseph Stein per l’adattamento teatrale, Sheldon Harnick peri testi delle canzoni e Jerry Bock per le musiche ispirate alle melodie Yiddish. “The Fiddler on the Roof” debutta all’Imperial Theatre di Broadway il 22 settembre 1964 con un cast che comprendeva il celebre attore comico Zero Mostel. Un successo incredibile di critica e di pubblico che si protrae sino al 2 luglio 1972 data dell’ultima rappresentazione… In totale 3.242 repliche che fanno di questo musical uno dei maggiori successi del teatro americano.
Innumerevoli le edizioni di questo spettacolo in tutto il mondo
Tra le più celebri quelle al Majesty Theatre di Londra nel 1967 e al Regent Theatre di Melbourne nel 1988, entrambe con protagonista l’attore israeliano Topol con cui è stata prodotta una versione cinematografica nel 1971. Nel ruolo di Tevye si sono cimentati anche astri della musica lirica come il baritono Robert Merrill e il tenore Jan Peerce. Numerose le edizioni discografiche.
L’edizione diretta ed interpretata da Moni Ovadia, prima assoluta in Italia, colma una grande assenza nel panorama teatrale del nostro paese. Con l’esperienza di una vita dedicata alla cultura musicale e teatrale Yiddish, Ovadia offre un’opportunità unica di lettura dell’opera nel solco della tradizione originale che l’ha ispirata, alla ricerca delle radici artistiche che hanno generato uno dei capolavori del teatro musicale più significativi degli ultimi 50 anni.