Medicina, Salute e Benessere

Al Niguarda primo trapianto in Italia in due fasi di fegato e rene

Un protocollo messo a punto negli USA è stato applicato per la prima volta al Niguarda. A realizzare l’intervento l’equipe della Chirurgia generale e dei trapianti diretta da Luciano De Carlis. La paziente operata è una donna di 53 anni. Aveva una malattia congenita, la policistosi epatorenale. Il fegato della malata pesava ormai oltre dieci chili (normalmente è di due) e anche i reni non funzionavano più a dovere.

La decisione, seguendo l’esempio americano, di aspettare che le condizioni della donna si stabilizzino prima di procedere con la seconda operazione. L’organo viene normalmente conservato nel ghiaccio, fino a 15-18 ore. E’ stato messo in una macchina di perfusione, che ricrea la circolazione artificialmente.

A distanza di 54 ore il rene stava benissimo. “Ha ripreso a funzionare già sul tavolo operatorio” racconta al Corriere della Sera, De Carlis. Grazie al doppio trapianto in due tempi, la qualità della vita della paziente migliorerà. L’equipe, visto il successo, ha replicato il protocollo dopo una settimana, in collaborazione con il Centro trapianti di Genova diretto da Enzo Andorno, su una donna di 39 anni con la medesima malattia. Il suo rene ha aspettato più di 50 ore prima di essere impiantato e ora il professore intende usare il metodo riportato in uno studio americano dell’Indiana University School of Medicine di Indianapolis ogni volta che le condizioni del paziente lo richiederanno, al posto del classico trapianto doppio nello stesso intervento. Lo consiglierà ai colleghi in meeting e convegni.

A permettere la svolta, la macchina di perfusione che ha dato un forte impulso alla medicina trapiantologica nel ricondizionamento di organi marginali. Rimane comunque difficile trovare il giusto donatore. In media in Italia si attende ben oltre due anni per un rene e sei-dodici mesi per un fegato. I due organi però hanno criteri di assegnazione diversi, basati sulla gravità delle condizioni cliniche per il primo e sulla compatibilità immunologica per il secondo. Chi ha bisogno di entrambi quindi deve aspettare più a lungo. “Poter ricevere i due organi dallo stesso donatore consente al paziente di doversi confrontare con un solo corredo genetico – ha spiegato De Carlis -, il protocollo faciliterà la ripresa sia del fegato sia del rene”. Il professore punta quindi a ridurre le liste d’attesa.

Al Niguarda il metodo sarà presto applicato di nuovo, vista la mole di operazioni. Nel 2018 il reparto ha toccato quota 214 trapianti addominali e per settembre si arriverà ai duemila trapianti di fegato dall’inizio dell’attività.