Scienza e Tecnologia

Droni a Milano: pronta una vera invasione

Droni a Milano capaci di arrivare sino agli angoli più remoti. Apparecchi che lanciano su un terreno agricolo sensori biodegradabili per raccogliere dati in tempo reale e regolare l’irrigazione o l’uso di fertilizzati. Aeromobili a pilotaggio remoto per monitorare lo scioglimento di un ghiacciaio o per trasportare materiale medico in situazioni d’emergenza. “La prossima frontiera sarà quella del trasporto di persone” sottolinea Nicola Nizzoli, presidente dell’associazione di categoria Assorpas, presente alla fiera Dronitaly a Milano. Droni a pelo dell’acqua. La ditta aerRobotix ha sviluppato infatti i droni idrografici, a forma di motoscafo giallo. “Noi abbiamo usato i droni per rilevare gli spostamenti della grande frana a Tursi, in Basilicata” spiega Marco La Salandra, dottorando al dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Bari. Invece Frederick Dionisi e Tommaso Campi hanno inventato un sistema per ricaricare wireless apparecchi che ora hanno un’autonomia di 25 minuti.

“Siamo ancora agli inizi, il business finora ha espresso solo il 20% delle sue possibilità”. Nicola Nizzoli, presidente di Assorpas cita un dato: +300% dal 2016 al 2018, con circa 10 mila piloti di drone abilitati e 6.000 operatori per passione o per professione. Considerando anche gli abusivi, che non hanno frequentato il corso obbligatorio, secondo le stime si arriverebbe a 100 mila piloti sul territorio nazionale, con un numero ancora maggiore di apparecchi in circolo. Solo il 10-15%, quindi, sarebbe in regola.

Secondo le previsioni, entro il 2050 in Europa, ci saranno 7 milioni di droni a uso ricreativo ed altri 400 mila utilizzati a fini commerciali. Cieli sempre più affollati e l’ultimo episodio all’aeroporto di Malpensa, dove un drone in volo ha costretto le autorità a dirottare quattro aerei, ha fatto suonare un campanello d’allarme. “Una soluzione è sviluppare il sistema della targa per i droni, che consentirebbe di renderli immediatamente riconoscibili quando entrano in spazi proibiti», spiega Stefano Giovannini, responsabile del progetto Diode, coordinato da Enav. Ci sono «apparecchi impazziti” che sfuggono al controllo da terra. Ma anche droni che, nelle mani di terroristi, potrebbero essere usati per trasportare esplosivo o per mandare in tilt, con poco sforzo, il traffico aereo. Per questo sono stati sviluppati sistemi anti-drone, e si stanno sperimentando tecnologie per cieli sicuri.