Economia e Finanza

Il sistema pubblico di identità digitale affronta un momento di crisi

A 8 anni dalla nascita Spid (il sistema pubblico di identità digitale) affronta il suo primo vero momento di crisi. Le convenzioni con i gestori sono scadute il 31 dicembre. Sul loro rinnovo non c’è un accordo. I gestori chiedono due condizioni per continuare ad erogare il servizio. La prima è rendere Spid economicamente sostenibile. Oggi lo Stato eroga alle aziende un milione complessivi l’anno per il servizio. Ma i volumi di Spid sono aumentati e di conseguenza i costi di conseguenza. Si chiede che la cifra arrivi a 50 milioni da dividere tra gli operatori in proporzione alle identità gestite.

Inoltre gli operatori vogliono essere coinvolti nel caso in cui agenzia e esecutivo dovessero ripensare il futuro stesso dell’identità digitale degli italiani. Al momento il loro servizio ha permesso a milioni di italiani di dotarsi di un’identità digitale. Condizioni che, se non soddisfatte, potrebbero portare almeno il 95% degli identity provider a cessare il servizio il prossimo 22 aprile, data in cui termina la proroga dei contratti, scaduti lo scorso 31 dicembre come anticipato da Wired.

Spid a oggi è usato da 33,5 milioni di italiani. Solo nel 2022 ha consentito un miliardo di autenticazioni online. Nella sua categoria, è il servizio pubblico più usato in Europa. Funziona, ma non convince tutti, almeno nel Governo. Lo scorso dicembre il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, ha dichiarato che il sistema doveva cominciare ad essere “spento”, in favore della Carta di identità elettronica per evitare spese eccessive per lo Stato. Dichiarazione che ha allarmato gli operatori e l’associazione che li rappresenta, Assocertificatori. Rimane attuale l’ipotesi di creare un’app unica che unisca Spid a Cie, gestita interamente dallo Stato.

Le aziende chiedono chiarezza. Poste ha erogato a solo l’80% di Spid. È un sistema pensato per appoggiarsi ad un ente terzo chiamato a certificare l’identità di chi accede online alla Pa. Difficile pensare che un ente statale ne possa prendere il posto all’improvviso. Secondo i dati di Assocertificatori, solo lo scorso anno Inps avrebbe risparmiato 100 milioni grazie all’uso di Spid per certificare gli accessi.